Il sorriso rassicurante coniugato ad un approccio sempre schietto e avulso da conformismi, il calcio quale piacevole pretesto per conoscere e farsi conoscere da tante generazioni di ragazzi, poi diventati adulti. Se n’è andato troppo presto Tonino de Gennaro, scomparso improvvisamente martedì scorso all’età di 67 anni per un male incurabile, scoperto troppo tardi perché – come tanti hanno sottolineato in questi giorni – l’aiuto e il sostegno verso il prossimo era puntualmente anteposto ai suoi bisogni.
Molfettese di nascita, biscegliese d’adozione, de Gennaro ha calcato i campi di serie C e D negli anni ’70 e ’80 militando in diverse compagini pugliesi, lucane e siciliane, quindi si è distinto da tecnico evidenziando particolare predilezione nel rapporto con i giovani, anche in virtù della sua professione primaria in campo psico-sociale. Ieri pomeriggio l’ultimo saluto al centro del rettangolo di gioco del “Di Liddo”, al termine del Memorial a lui dedicato tra Unione Calcio e Don Uva, non a caso due squadre in cui ha lasciato un’impronta indelebile ricoprendo diversi ruoli.
Toccanti le testimonianze di familiari, figli e di tanti suoi allievi tra cui Nicola Ragno presenti per omaggiare l’urna cineraria.
Da Uomo fuori dagli schemi, Tonino de Gennaro ha salutato tutti in punta di piedi e, al contempo, nel modo più fragoroso possibile, riuscendo anche ad accomunare due comunità calcistiche – quella di Bisceglie e Molfetta – caratterizzate da una storica competizione.