La connessione tra i fattori di rischio ambientale e il crescente numero di casi di disturbo dello spettro autistico è sempre più oggetto di attenzioni da parte degli studiosi. E Taranto, con la sua situazione di estrema criticità ambientale, è stato il luogo paradossalmente ideale per verificare alcune rispondenze tra i due fenomeni: ben riassunte nel lavoro realizzato dal gruppo di studio sull’ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto e che ha trovato spazio su una delle riviste scientifiche più antiche e prestigiose: NATURE. A coordinare la ricerca, la pediatra Annamaria Moschetti, intervenuta ad Andria nel convegno organizzato dall’intergruppo consiliare Cultura, Salute, Ambiente, dal Forum Ambientalista, ospitata presso la sala consiliare presieduta dal dottor Giovanni Vurchio e che ha avuto il patrocinio della ASL BT.
Uno spunto di riflessione importante che ha poi guardato alle problematiche dei soggetti autistici da diversi altri punti di vista: tra i relatori il gastroenterologo e divulgatore Carlo Casamassima. L’alimentazione, nei soggetti autistici, è spesso caratterizzata da selettività e ripetitività alterando così il microbiota intestinale strettamente connesso alle funzioni neurologiche
Al centro di tutto, la capacità della sanità pubblica di sollecitare la rilevazione dei segni del disturbo dello spettro autistico sempre più precocemente consentendo diagnosi anticipate
Se nel 2015 il Centro Autismo Territoriale contava poco più di 200 casi, oggi nella BAT sono 1900 le diagnosi con conseguente ineludibile rapporto con le istituzioni scolastiche, raccontate dalla dirigente della Vaccina-Lotti-Della Vittoria Francesca Attimonelli nel corso del dibattito e un rapporto tutto da costruire con il mondo del lavoro: un luogo ancora di esclusione per le persone autistiche salvo rare e positive esperienze come quella portata dal responsabile delle risorse umane del gruppo Mergamark, Dino Mansi.
