Di dosi ne ha ricevute due. Non è mai stata positiva al Covid e, una volta arrivata in Italia, ha osservato una quarantena di dieci giorni. Eppure, nonostante tutte le garanzie del caso, non ha diritto ad avere il “green pass”, che le permetterebbe di spostarsi liberamente.
È la storia di Cristina, ragazza andriese da poco rientrata dall’Indonesia, dove si trovava per lavoro e dove le è stata somministrata la doppia dose di vaccino. Ed è proprio qui che cominciano i problemi. Perché il farmaco in questione è il “CoronaVac”, prodotto dall’azienda biofarmaceutica cinese Sinovac Biotech, non approvato dall’Ema (l’Agenzia Europea per i Medicinali) e non riconosciuto nel nostro Paese ai fini del rilascio della carta verde.
Un problema non da poco, quello del “Green Pass”, e che riguarda moltissime persone che, proprio come Cristina, hanno la necessità di spostarsi, in Italia e all’estero, per ragioni di lavoro.
In attesa che il Governo italiano si pronunci ufficialmente su requisiti per il rilascio e vincoli legati al possesso del “Green Pass”, Cristina, come tanti altri, attende indicazioni su come uscire da questa ingarbugliata situazione.