Sensibilizzare i giovani contro la mafia. Partendo dall’esempio di Giovanni Panunzio, l’imprenditore edile che ha pagato con la vita la sua ribellione al racket della mafia foggiana. Un sacrificio che servì ad alzare il tiro nei confronti di un fenomeno, quello mafioso, fino a quel momento sottovalutato a Foggia. Proprio il maxi processo messo in piedi dopo l’uccisione del 51enne Panunzio consentì di prendere atto che quella di Foggia non era criminalità spicciola ma mafia organizzata, con le sue regole spietate. A quasi trentatre anni da quell’efferato omicidio la città prova a non abbassare la guardia. Nell’ambito della giornata del ricordo delle vittime di mafia, stamane, presso il liceo Marconi è stata ripercorsa quella maledetta sera del 6 novembre del 1992, quando Giovanni Panunzio, dopo aver assistito ad una seduta del consiglio comunale sul piano regolatore della città, a bordo della sua Y10, fu assassinato su via Napoli, prima di fare rientro a casa.
Imprenditori vittime preferite della mafia, quello di Panunzio in quel periodo non fu un caso isolato. Per il presidente dell’associazione nata su impulso dei familiari dell’imprenditore, tanto resta ancora da fare in un territorio che continua ad essere contrassegnato in molti casi da spirito omertoso.
INTERVISTA:
Giovanna Belluna – Nuora di Giovanni Panunzio
Dimitri Lioi – Presidente Associazione Panunzio