Il primo finanziamento dell’opera, di circa due milioni di euro, risale addirittura al 2011. Ci sono voluti 13 anni per far partire il tanto atteso dragaggio dei fondali del porto di Barletta. L’obiettivo dei lavori è duplice: da un lato elevare la sicurezza della navigazione eliminando le criticità dei fondali che possono rappresentare un rischio per le imbarcazioni, dall’altro rendere lo scalo più attrattivo aumentando la capacità di ospitare navi, anche di ultima generazione, e dunque il proprio traffico merci. La draga per l’escavazione subacquea dei fondali è al lavoro da ieri, un’altra potrebbe affiancarla nei prossimi giorni. Un’implementazione che ridurrebbe i tempi di realizzazione dell’opera fissando per fine aprile la data di conclusione della rimozione di 65mila metri cubi di sedimenti non contaminati. Rimane da chiarire quando sarà operativa la cassa di colmata del porto di Taranto in cui saranno stoccati i 27mila metri cubi di sedimenti che invece sono contaminati per lo più da idrocarburi e metalli pesanti. L’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Meridionale che ha predisposto l’intervento di dragaggio non ha ancora reso noto se il collaudo della cassa di colmata sia stato effettuato nè se esistano soluzioni alternative. L’impresa esecutrice dei lavori ha dato la propria disponibilità a smaltire i sedimenti contaminati entro la fine di maggio. L’intervento avviato ieri a Barletta, finanziato dalla Regione con 6 milioni di euro, prevede il dragaggio manutentivo dei fondali sino al raggiungimento della quota preesistente di 8.00 m rispetto al livello del mare, in modo da consentire l’accesso sicuro in porto anche a navi con stazza di 10.000 tonnellate.