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Concessioni balneari, stop alla scadenza di fine anno: la Cassazione chiarisce le competenze. In Puglia spiagge occupate solo per l’8% del territorio

Non una soluzione definitiva ma sicuramente un passo in avanti importante per la tranquillità degli imprenditori balneari italiani. La sentenza della corte di Cassazione che ha rimandato al Consiglio di Stato ulteriori decisioni in merito, ha però chiarito una serie di competenze difatto interrompendo il braccio di ferro tra potere legislativo e potere giudiziario. Nell’immediato c’è un effetto che rasserena non poco i balneari italiani, come ci conferma Antonio Capacchione Presidente nazionale del Sindacato Italiano Balneari: la scadenza dei titoli concessori per le spiagge non sarà più fissata al 31 dicembre 2023.

Quella della corte di Cassazione è in realtà una sentenza che avrà ancora molti effetti in realtà anche se il problema delle concessioni per le spiagge italiane sarà un tema che deve risolvere e definire il Governo. Tra le altre cose la Suprema Corte si è in qualche modo allineata a quanto già stabilito ad aprile dalla Corte di Giustizia Europea che aveva chiarito che l’applicabilità della Direttiva Bolkestein è strettamente legata alla scarsità della risorsa demanio, ma che tale scarsità e i criteri per stabilirla sono sotto la valutazione insindacabile del potere legislativo dello Stato membro. E dopo un ampio monitoraggio si è compreso come c’è una bassissima percentuale di attività commerciali esistenti sul demanio marittimo sia in Italia che, per esempio, in Puglia. In regione ci si ferma attorno all’8%.

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