Un lungo suono di tromba sulle note del silenzio, intonato alle 17.57. La stessa ora di quel giorno di 30 anni fa che ha cambiato per sempre la storia del Paese, aprendo una ferita che non si è mai rimarginata. Così la città di Corato ha ricordato ieri Giovanni Falcone, il giudice ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992, assieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre uomini della scorta.
Un’iniziativa promossa dall’amministrazione comunale, con il patrocinio dell’associazione “Avviso Pubblico, Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione”, in occasione del trentesimo anniversario dalla ormai tristemente nota “strage di Capaci”.
Una serata di commemorazione a tappe, per ricordare le vittime del brutale attentato: prima con una corona di fiori, posizionata in via Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, poi con un momento di riflessione nel chiostro di Palazzo di Città, dove è stato scoperto uno stendardo dedicato ai giudici Falcone e Borsellino, amici e colleghi uniti dallo stesso tragico destino.
Da quel lontano 1992, l’annus horribilis delle stragi, tanto è stato fatto nella lotta alla mafia. Ma le cronache confermano che tanto c’è ancora da fare. E non si può abbassare la guardia.