Nell’era in cui si parla diffusamente di inclusione accade che istituzioni formative essenziali stecchino completamente la questione non curandosi della disabilità. E’ la storia di Antonella, una studentessa andriese non vedente che appena diplomata, lo scorso anno, ha voluto provare il test di ammissione alla facoltà di Psicologia dell’Università di Bari. Test non superato soprattutto a causa della non accessibilità della prova scritta come ci racconta lei stessa.
Banalissimo come Antonella non sia riuscita a svolgere la sezione in lingua inglese del test poiché la tutor non aveva competenze in materia. Dopo la pubblicazione dei risultati, numerosi sono stati i richiami e le segnalazioni anche da parte dei genitori della studentessa, ma da parte dell’Università non ci sono mai state risposte. Beffa nella beffa con l’ufficio disabili che non ha mai dato spiegazioni dell’accaduto.
Chiuso questo capitolo, con grande disappunto, Antonella ha deciso di iscriversi ad una università telematica con sede a Roma. Ma anche qui i problemi non sono mancati. La piattaforma a disposizione degli studenti, infatti, non sempre è accessibile alla sintesi vocale o alla barra braille che Antonella utilizza per leggere. Anche in questo caso sono state molteplici le richieste di aiuto all’ufficio disabili ma anche in questo caso le risposte latitano.
Una realtà difficile da accettare soprattutto nel campo della formazione e per istituzioni di così alto profilo come le università. Tra le altre cose Antonella ci spiega come problemi ed ostacoli così evidenti non li ha mai riscontrati, per esempio, nel campo musicale o artistico.