L’Università di Bari è penultima tra i dieci mega atenei statali italiani, ovvero tra quelli con più di quarantamila iscritti. È quanto riporta la Classifica Censis delle Università Italiane 2025/26, giunta alla sua 25^ edizione. Si tratta di uno strumento per orientare le scelte degli studenti pronti a intraprendere la carriera universitaria che si basa sulla valutazione di sei differenti fattori di giudizio: strutture disponibili, borse di studio a disposizione, servizi erogati, livello di internazionalizzazione, capacità di comunicazione 2.0 e occupabilità.
Se è vero che per l’ateneo barese si tratta di un importante ritorno tra i cosiddetti “mega”, è altrettanto vero che non si contano molte altre ragioni di soddisfazione. Infatti, solo l’Università “Federico II” di Napoli riesce a far peggio, secondo i dati Censis, totalizzando un punteggio generale di 75,5, mentre l’“Aldo Moro” di Bari non va oltre il 75,7. Per dare una idea, l’Università di Palermo, terzultima, raggiunge gli 82,3 punti; Padova, la prima in classifica, è a 90,3.
A “frenare” l’Università di Bari sono le gravi mancanze in termini di internazionalizzazione, comunicazione (e servizi digitali) e occupabilità. In queste tre classifiche, infatti, l’ateneo del capoluogo pugliese è rispettivamente ultimo, penultimo e ancora penultimo. Il “respiro internazionale” dell’università barese, nello specifico, si ferma al basso punteggio di 67.
A risollevare le sorti dell’“Aldo Moro” ci pensano le valutazioni più o meno positive negli ambiti delle borse di studio messe a disposizione e delle strutture per gli studenti: l’ateneo è 5° in entrambe le graduatorie. Un sorriso, forse l’unico, lo regalano invece i servizi messi a disposizione, dove l’Università di Bari si colloca terza con 77 punti, dietro solo le Università di Firenze e Pisa rispettivamente con 80 e 88 punti.



