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Melfi, alla Tiberina i lavoratori avviano il presidio permanente: a rischio 129 posti di lavoro ma la crisi ha travolto l’intero indotto di Stellantis. Tremano migliaia di pugliesi

Un presidio fisso e la disperazione di chi vede sempre più da vicino lo spauracchio del licenziamento e l’incubo della disoccupazione. Sono 129 i lavoratori della Tiberina, una delle aziende dell’indotto Stellantis di San Nicola di Melfi, rimasta priva di commesse per la decisione del colosso automobilistico di internalizzare i servizi. Il dramma dei lavoratori della Tiberina non è tuttavia isolato. A Melfi è l’intero indotto a tremare e prima dei 129 lavoratori avevano piantato le tende quelli della PMC, un’altra delle imprese operanti nell’indotto Stellantis. Un tracollo annunciato: da oltre un anno lavorano a singhiozzo, travolti dalla crisi del comparto automotive. Gli ammortizzatori sociali hanno messo una pezza ma la cassa integrazione scadrà ai primi di maggio. E poi, si chiedono, quale sarà il futuro? Indecifrabile al momento o forse già scritto. Ieri, davanti ai cancelli dell’azienda i rappresentanti sindacali e i lavoratori hanno incontrato i vertici aziendali. L’incontro, tuttavia, non ha portato buone nuove. Alla Tiberina, dove si producono scocche e pezzi di lastrature per le auto, la situazione ha superato i livelli di allarme rosso. Maestranze divise in 8 squadre, ciascuno di loro lavorerà nella migliore delle ipotesi un giorno ogni due mesi. Sindacati e lavoratori ora chiedono l’intervento delle Istituzioni e un tavolo tecnico al Ministero delle Imprese e del Made in Italy con azienda e la stessa Stellantis e auspicano che della cosa si faccia carico anche la Regione Basilicata. A Melfi la stragrande maggioranza di operai è addetti è pugliese, prevalentemente arrivano da Foggia e provincia, un territorio che conta già un esercito di disoccupati. Tanti i foggiani anche in Tiberina, dove il presidio proseguirà a tempo indeterminato in attesa di risposte e soluzioni.

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