650 milioni di euro messi a disposizione da un capitolo specifico del PNRR per potenziare la rete sanitaria pugliese: 177 destinati alle case di comunità, 79 agli ospedali di comunità. I restanti fondi serviranno per finanziare altri interventi che vanno dalla digitalizzazione all’adeguamento sismico. E’ la nuova sanità che si sviluppa anche fuori dalle classiche strutture ospedaliere. Una rivoluzione che dovrebbe andare in porto entro e non oltre il 2026.
L’ospedale di comunità è riservato a quei pazienti che non presentano patologie acute ad elevata necessità di assistenza medica ma non possono essere assistiti adeguatamente a domicilio per motivi logistici o socio sanitari. Possono accedervi ad esempio, malati affetti da patologie croniche a bassa complessità assistenziale che periodicamente necessitano di controlli o terapie particolari, persone che a seguito di malattie acute o evolutive devono seguire terapie difficilmente erogabili a domicilio o anche malati in fase terminale. La gestione clinica è affidata al Medico di Medicina Generale di ogni singolo paziente, mentre l’assistenza sarà prevalentemente infermieristica. Assicurate anche le consulenze di medici specialisti dipendenti o convenzionati. Le case di comunità si presentano, invece, come strutture polivalenti in cui operano equipe multidisciplinari in grado di garantire prelievi e vaccinazioni, cure primarie ed assistenziali, consulti specialistici e attività consultoriali.
L’elenco dei progetti presentati alla Regione prevede in molti casi la rifunzionalizzazione di presidi sanitari chiusi durante i vecchi piani di riordino ospedaliero. La Asl di Bari ha chiesto finanziamenti per la realizzazione di 38 case di comunità (tra cui 12 milioni di euro per Molfetta e 7,5 per Corato), e 11 ospedali di comunità (tra quelli di nuova costruzione anche un presidio a Ruvo di Puglia). Nella provincia Bat la prima ipotesi di proposta, per un finanziamento di quasi 10 milioni di euro, era stata avanzata dall’ex commissario straordinario Alessandro Delle Donne, e prevedeva la creazione di tre ospedali di comunità (uno nel Pta di Trani e due attraverso la rifunzionalizzazione di strutture già esistenti a Minervino e Spinazzola). Proposta successivamente integrata dalla Asl con la richiesta di strutture anche a Barletta, Andria, Margherita di Savoia e Trinitapoli. Tra i progetti candidati anche la realizzazione di 9 case di comunità (una per ogni città della provincia, esclusa Minervino Murge) e 5 centri operativi di coordinamento territoriale a Barletta, Andria, Trani, Margherita di Savoia e Minervino Murge. L’ultima parola sulla finanziabilità dei progetti spetterà alla Regione.