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Otto attivisti di Ultima Generazione bloccano la SS16: “Chiediamo un fondo di solidarietà da 20 miliardi per le popolazioni colpite da calamità climatiche”

Ultima Generazione approda in Puglia e lo fa nel barese bloccando la trafficata statale 16 adriatica: otto attivisti hanno manifestato per circa 15 minuti (dalle 8.15 alle 8.30), nel tratto compreso tra Torre a Mare e Mola di Bari, a sud del capoluogo barese. Per attirare l’attenzione degli automobilisti e dell’opinione pubblica sul tema dei danni provocati dal cambiamento climatico, gli attivisti si sono seduti sull’asfalto e hanno srotolato degli striscioni, bloccando il traffico in entrambe le direzioni. L’intervento delle forze dell’ordine è stato immediato: i manifestanti sono stati spostati ai lati della strada e portati via. La zona è stata sorvolata anche da un elicottero del reparto volo della Polizia di Stato. Ultima Generazione ha così voluto lanciare una nuova richiesta: un ‘Fondo riparazione’ da 20 miliardi di euro “per riparare i danni subiti dai cittadini – hanno spiegato – a causa degli eventi meteorologici estremi (alluvioni, grandinate, incendi e siccità) dovuti allo stravolgimento climatico provocato dall’uso dei combustibili fossili”. In Puglia, spiegano in una nota, i periodi di “caldo killer” sono sempre più lunghi e intensi: lo scorso anno l’Italia aveva registrato il record di oltre 18.000 morti attribuibili alle ondate di calore, il dato più alto in Europa. Quest’anno a Bari le temperature hanno superato i 35 gradi per tre settimane consecutive, seminando uno sciame di morti tra gli anziani: sono stati ben 333 gli over 65 deceduti nel capoluogo regionale solo a luglio, il 42% in più rispetto alla media estiva degli ultimi anni. Si tratta della prima azione dopo l’incontro, lo scorso 8 agosto, con il ministro Pichetto Fratin, nel corso del quale i rappresentanti di Ultima Generazione hanno portato una proposta per la cancellazione immediata di 9 sussidi dannosi dal punto di vista ambientale (sad), che risultano facilmente eliminabili, spiegano, senza particolari contraccolpi su occupazione, inflazione ed economia, per liberare risorse pubbliche per quasi 5 miliardi di euro da destinare alla ricostruzione di vaste aree del Paese, sconquassate da bombe d’acqua, violente grandinate, siccità e incendi. Il ministro, hanno detto gli attivisti, “non solo non si è espresso ma ha preso tempo, ci ha rimandati a ottobre”.

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