La terza ondata della pandemia di Coronavirus non accenna ad arretrare e, come prevedibile, ad essere travolte, sono soprattutto le strutture ospedaliere. L’allarme lanciato nelle scorse settimane dagli operatori sanitari, all’alba di una nuova impennata dei contagi, sta trovando pieno riscontro nei numeri: bollettino epidemiologico alla mano, sono circa 2.100 i pazienti Covid ricoverati nei nosocomi pugliesi, il dato più alto mai registrato dall’inizio dell’emergenza.
Una diretta conseguenza della costante crescita dei casi di positività: solo negli ultimi 7 giorni, sono stati accertati, in media, oltre 1.700 nuovi contagi al giornalieri, circa l’11% in più della settimana precedente, mentre gli attuali malati hanno ampiamente superato quota 46mila. E in un quadro sanitario così drammatico, a pagare il prezzo più alto sono le Terapie Intensive. Raggiunto il picco del 44% dei posti letto occupati, sul totale di quelli disponibili. Con 248 pazienti ricoverati in Rianimazione, come segnalato nel bollettino di ieri, la Puglia è addirittura la seconda regione in Italia per numero di nuovi ingressi: +27 pazienti in un solo giorno.
Situazione critica anche nella Bat: pieni i reparti di Terapia Intensiva e Subintensiva nell’ospedale Covid di Bisceglie e lo stesso vale per il “Dimiccoli” di Barletta dove, secondo i dati aggiornati a questa mattina, sono occupati 22 dei 23 posti letto disponibili. E non c’è più spazio per i pazienti neanche nel presidio post Covid di Canosa di Puglia e alla Universo Salute di Bisceglie.
La Regione, in queste ore, sta cercando di correre ai ripari, provando a riorganizzare la rete sanitaria. Si parte da Bari, dove è prossima l’attivazione di nuovi posti letto presso l’ospedale allestito nella Fiera del Levante. Nella struttura ci sono al momento 34 persone in Terapia Intensiva, per si conta di poterne ospitare sino a 42 contemporaneamente. In tutto il nosocomio, gestito dal Policlinico, si trovano complessivamente un centinaio di pazienti ma altri ne verranno trasferiti già nelle prossime ore, per dare respiro agli altri ospedali, ormai sull’orlo del collasso.