E’ sempre più fuga per curarsi dal Sud al Nord dell’Italia, ed un euro su due speso per ricoveri e prestazioni specialistiche finisce nelle casse del privato. Sono i dati raccolti nel report sulla mobilità sanitaria nel 2021 da parte della Fondazione Gimbe che ha completato la ricerca su di un anno comunque particolare e caratterizzato dalla pandemia da Covid. E la Puglia nella ricerca ne vien fuori con le ossa rotte considerando che il saldo tra mobilità attiva e quella passiva rientra nella categoria “negativo rilevante”. Economicamente la Puglia ha un -131milioni di euro tra prestazioni fornite a pazienti provenienti da altre regioni e pugliesi che scelgono di andarsi a curare altrove in particolare verso le regioni del nord Italia. Peggio fanno solo Lazio, Sicilia, Campania e Calabria in termini economici. In Puglia, poi c’è un’altra caratteristica importante sottolineata dal rapporto Gimbe e cioè l’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche dalle strutture private in mobilità. Le strutture private in Puglia, seconda in Italia, erogano il 73,1% del valore totale per ricoveri e prestazioni ambulatoriali. In Italia ci si attesta a poco oltre il 50%.
Una sanità che resta a velocità alterne e che trova poche eccellenze nel mezzogiorno e tanta mobilità interregionale verso il Nord Italia. Parliamo di un valore che si attesta a 4,25 miliardi di euro. Un salto in avanti rispetto al 2020, per esempio, del 27% anche se non c’è stato ancora un ritorno agli anni record 2016 e 2018. Ed infatti regioni come l’Emilia Romagna o la Lombardia hanno un saldo decisamente positivo tra mobilità passiva e mobilità attiva.
Nella riflessione fatta dalla stessa la Fondazione Gimbe a margine del report, viene ribadito un concetto: «la tutela della salute deve essere espunta dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie». Questo, infatti, potrebbe creare ancora maggiori disuguaglianze sempre più difficili da colmare.