Nuovo, inevitabile inasprimento delle restrizioni in merito all’erogazione di acqua potabile da parte di AQP. Dopo la prima riduzione di pressione su tutta la rete effettuata dal 21 ottobre, dalla prima settimana di novembre ci sarà un’ulteriore diminuzione della pressione idrica. Attualmente la riduzione è di circa il 10-15% rispetto al funzionamento standard, ma senza precipitazioni il flusso calerà ulteriormente.
«Monitoriamo la situazione costantemente – afferma Francesca Portincasa, direttore generale dell’Acquedotto Pugliese – già dall’inizio del 2024 il quadro era molto chiaro. I nostri modelli previsionali ci hanno subito messi in allarme a abbiamo lavorato per ridurre la quantità di risorsa idrica sottratta al sistema», conclude Portincasa. In definitiva già nel 2023 si è passati ad utilizzare 480 milioni di metri cubi a fronte dei 510 milioni dell’anno precedente. Tale quantità diminuirà anche nell’anno in corso.
Un altro aspetto dell’emergenza idrica è legato al modello previsionale. Aqp, sempre da febbraio scorso, si è mosso direttamente con il cosiddetto D0, vale a dire l’aspettativa di non avere più acqua aggiuntiva negli invasi, quindi nessuna precipitazione. Questo a fronte di un 20% di ricostituzione delle riserve impiegato da altri soggetti della catena di gestione e monitoraggio.
Intanto, da valutazioni sintetiche, occorrerebbero due mesi di precipitazioni lievi, ma costanti, per ricostituire completamente i livelli delle dighe del Sinni e del Pertusillo. E comunque il problema di fondo non cambierebbe, perché la risorsa idrica deve tener conto della programmazione agricola che impatta per il 70-80% dell’acqua totale a disposizione.
«L’assenza di piogge mette a rischio le semine, i pascoli e gli ortaggi – denuncia Coldiretti Puglia -, ma sono a rischio anche gli agrumi che hanno subito una grave siccità».
Al di là dell’emergenza, infine, serve una stretta anche sulla gestione dell’acqua. A partire dalla mancanza delle manutenzioni ordinarie e straordinarie «per cui comunque agli agricoltori vengono recapitate le cartelle pazze – conclude Coldiretti – . Lo stesso vale per le opere irrigue, molte delle quali sono incomplete, con perdite non più sostenibili e anche gli invasi realizzati hanno necessità di essere riqualificati e resi idonei per una moderna distribuzione sull’area regionale».