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Speculazioni, invasioni dall’estero, siccità e quotazioni del grano in continuo ribasso: in ginocchio il comparto cerealicolo, Foggia paga il prezzo più alto

Un calo ulteriore del 6% alla borsa merci con quasi venti euro in meno a tonnellata pagato agli agricoltori rispetto allo scorso anno. In più, produzione sotto la media e di conseguenza risultati nettamente sotto le attese. Al ribasso le quotazioni del grano duro, a pagare le conseguenze è la provincia di Foggia, che per superficie coltivata assicura il 20% della produzione italiana. E proprio la Capitanata registra il calo produttivo più elevato a cui fa da contraltare la qualità elevata del grano prodotto. In Puglia i costi sono aumentati, raggiungendo i 1200 euro ad ettaro. Insostenibile per chi fa i conti con i prezzi in caduta libera alle borse merci e che per quella che è l’analisi di Coldiretti sui dati Ismea relativa alla borsa di Foggia, peraltro punto di riferimenti per i prezzi dei cereali, mettono a serio rischio sopravvivenza le imprese del comparto. Sono 38 mila quelle che operano in Puglia, i problemi maggiori vengono registrati proprio nel cosiddetto granaio d’Italia. Sull’andamento al ribasso pesano le importazioni selvagge, con un incremento degli arrivi del 28% e con il raddoppio dell’importazione di grano canadese: 800 mila tonnellate di grano duro durante l’attuale campagna commerciale confermano l’invasione. Grano dal Canada ma anche dalla Turchia e dalla Russia. Una situazione complicatissima, ai limiti della disperazione, acuita anche dalla carenza d’acqua che continua a stringere i campi in un’autentica morsa.

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