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Covid

Due anni fa il primo contagio in Puglia, dalla paura alla speranza chiamata vaccino

Sono passati due anni dal primo caso di positività al covid-19 in Puglia. Era fine febbraio del 2020, si trattava di un 33enne di Torricella, in provincia di Taranto, rientrato qualche giorno prima in aereo da Malpensa a Brindisi dopo essere stato a Codogno. Quel primo contagio per la regione pugliese rappresentò l’inizio ufficiale di una pandemia che avrebbe segnato profondamente la sua storia. A due anni esatti da quel primo tampone positivo, la Puglia deve fare i conti con un pesantissimo bilancio di vittime, oltre 7.600, e circa 730 mila contagi in totale, di cui tanti hanno dovuto lottare in ospedale prima di sconfiggere il virus e fare ritorno a casa dai propri cari. Nel mezzo la campagna vaccinale, la speranza di uscire quanto prima dall’emergenza sanitaria per mettere da parte la paura. Anche qui i numeri hanno scritto la storia: oltre 9 milioni di vaccini somministrati tra prima, seconda e terza dose, in poco più di un anno. Una risposta straordinaria da parte dei pugliesi che hanno portato la regione ad essere tra le più virtuose in tutta Italia. Anche grazie a quei numeri la Puglia spesso è riuscita a limitare i focolai più recenti, come quelli esplosi tra dicembre 2021 e gennaio 2022, rendendo la pressione sanitaria ben più sostenibile rispetto alle prime ondate. Il presente racconta di una Puglia in cui la curva dei contagi e i ricoveri sono costantemente in discesa. E dopo le tre dosi di vaccino, ora arriva anche la quarta somministrazione destinata ai pazienti fragili. La Regione ha fatto sapere che si partirà il 1 marzo e i vaccini riguarderanno persone che presentano condizioni di estrema vulnerabilità per marcata compromissione della risposta immunitaria. Per loro porte aperte senza prenotazione, al fine di garantire la massima copertura e proteggerli sin da subito. Così ha deciso il dipartimento Salute regionale. Perché anche dopo due anni di pandemia la battaglia non è ancora finita, dopo aver immunizzato gran parte della popolazione, ora bisogna continuare a difendere i più fragili.

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