Cronaca

Agguati dopo il pentimento del boss, blitz dei Carabinieri contro il clan Di Cosola: 5 arresti a Bari

È di cinque persone arrestate il bilancio di un’operazione anti mafia eseguita dai Carabinieri a Bari, all’alba di questa mattina. In manette sono finiti dei presunti affiliati al clan malavitoso dei Di Cosola, accusati di lesioni gravissime e permanenti e detenzione di armi, reati aggravati dall’aver agito con modalità e per finalità mafiose.

Il blitz è scattato a seguito di una indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che ha fatto luce su due agguati avvenuti il 13 ed il 17 novembre 2015 nella frazione barese di Ceglie del Campo, nei quali due persone vennero ferite con numerosi colpi di arma da fuoco.

Il primo venne commesso in strada, nei pressi di una piazza del centro storico, e costò il ferimento di un pregiudicato 47enne, Teodoro Frappampina, raggiunto da due colpi di pistola ai polpacci.

Quattro giorni dopo, il secondo agguato, avvenuto a seguito di un’irruzione armata in un circolo ricreativo, alla presenza di diversi testimoni. In quella occasione rimase ferito un 30enne barese, Nicola Paglionico, colpito da cinque proiettili alle gambe.

“Due azioni criminali – hanno spiegato gli investigatori – finalizzate non solo a colpire fisicamente le vittime, ma a lanciare un chiaro messaggio di forza e supremazia a tutti i componenti del clan.”

Gli agguati, in base a quanto emerso nel corso delle indagini, vennero messi a segno nell’ambito delle fibrillazioni interne al gruppo malavitoso, dopo che lo storico capo, il boss Antonio Di Cosola, aveva deciso di collaborare con la giustizia.

Questa scelta avrebbe generato un vuoto di potere tale da sconvolgere gli equilibri del clan, creando tensioni tra gli affiliati, in particolare tra quelli che, per vicinanza mafiosa e fedeltà indiscussa al boss, ritenevano di essere i suoi eredi naturali al vertice del gruppo criminale.

Una pretesa che tuttavia non sarebbe stata riconosciuta da quella parte del clan che godeva anch’essa di grande considerazione da parte del boss e che vantava inoltre un vincolo parentale con la famiglia Di Cosola.

Circa un mese dopo gli agguati, quattro persone venero arrestate dai Carabinieri. Un’operazione che decapitò, di fatto, il braccio armato del clan, stroncando sul nascere le rivalità per la conquista del potere.

Oggi sono arrivati altri cinque provvedimenti cautelari, scattati a seguito delle intercettazioni acquisite nel corso delle indagini e delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia.

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