Si è dichiarato innocente per poi avvalersi della facoltà di non rispondere il boss del quartiere Japigia di Bari, Eugenio Palermiti, arrestato il 12 febbraio scorso nel corso di un blitz eseguito dalla Polizia di Stato.
Assistito dagli avvocati Raffaele Quarta e Nicolò Pisani, l’indagato è stato sottoposto ad interrogatorio di garanzia, davanti al Gip del Tribunale del capoluogo, Giuseppe De Salvatore, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma non ha risposto alle domande del giudice.
Il boss, di 69 anni, ritenuto dagli inquirenti a capo del noto clan che controlla i traffici illeciti nel rione barese, è accusato di essere il mandante dell’agguato ai danni di Teodoro Greco, il 59enne incensurato, ferito a colpi di pistola, il 20 novembre 2013, nel quartiere Japigia di Bari. In base alla ricostruzione fatta dagli inquirenti, la vittima venne “gambizzata” da Domenico Milella, all’epoca dei fatti braccio destro del boss e da qualche anno collaboratore di giustizia.
Motivo dell’agguato, secondo l’accusa, il rifiuto Greco di continuare a fare favori al boss, come aveva fatto in passato, sfruttando le conoscenze acquisite, in ragione dell’importante ruolo da lui ricoperto in un’agenzia giornalistica di distribuzione di quotidiani e periodici.
Uno sgarbo che avrebbe scatenato la vendetta di Palermiti, che avrebbe quindi dato ordine di sparargli. Obiettivo dell’agguato a scopo intimidatorio – secondo gli inquirenti – quello di indurre la vittima a rivolgersi proprio al boss per chiedere aiuto e protezione.
All’indagato sono contestati anche altri reato, come violenza privata e atti persecutori nei confronti dei parenti di alcuni componenti del clan, diventati collaboratori di giustizia, con l’intento di ottenere la loro ritrattazione in merito ad alcune dichiarazioni rese alle autorità, oltre che il loro allontanamento da Bari.