Cronaca

Armi del giudice sequestrate in una villa di Andria, uno dei sei poliziotti indagati respinge le accuse: “Non le abbiamo fornite noi”

Ha negato di avere avuto un ruolo nel passaggio di alcune armi dai depositi della Questura di Bari all’arsenale dell’ex giudice Giuseppe De Benedictis. Respinge tutte le accuse uno dei sei poliziotti indagati con l’accusa di aver fornito armi all’ex Gip di Bari, già condannato in primo grado alla pena di 12 anni ed 8 mesi di reclusione per traffico e detenzione di armi ed esplosivi e ricettazione.

Gli inquirenti hanno raccolto la testimonianza dell’ex vicedirigente della Squadra Artificieri della Questura del capoluogo, che ha voluto chiarire la sua posizione nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Lecce, nata come costola di quella sull’ex magistrato.

L’ex poliziotto, ora in pensione, si è dichiarato estraneo alle accuse e, nel lungo interrogatorio che si è tenuto presso gli uffici della Questura, ha spiegato nei dettagli i meccanismi di acquisizione, catalogazione, conservazione e distruzione delle armi.

Secondo l’ipotesi accusatoria, l’uomo, assieme ad altri cinque suoi colleghi, avrebbe sottratto armi dai depositi della Questura barese, consegnandole al giudice De Benedictis, falsificando i verbali di rottamazione. In particolare, ci sarebbe stato il passaggio di quattro delle oltre duecento armi trovate dalla Polizia, il 29 aprile 2021, in una villa alla periferia di Andria, dove era custodito l’imponente arsenale del magistrato. Ad incastrare i poliziotti ci sarebbero state alcune intercettazioni ambientali e telefoniche.

A vario titolo i sei agenti (di cui quattro sono ancora in servizio) rispondono delle accuse di falso in atto pubblico, peculato, detenzione e cessione di armi clandestine, reati aggravati dall’aver agito nell’esercizio delle funzioni istituzionalmente ricoperte.

Nelle prossime ore saranno ascoltati in Questura anche gli altri poliziotti coinvolti nella vicenda, per chiarire la loro posizione.

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