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Cronaca

Armi e droga a Bari Vecchia, blitz della Squadra Mobile: quattro arresti nel clan Capriati

È di quattro persone arrestate il bilancio di un’operazione anticrimine eseguita dagli agenti della Squadra Mobile di Bari. In manette sono finite quattro persone, esponenti del clan Capriati, raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo.  

Si tratta di Giuseppe Capriati, 27 anni, figlio di Domenico Capriati, assassinato nel novembre 2018 a Japigia, e Onofrio Lorusso, 28 anni, cognato di “Lello” Capriati, ucciso con quattro colpi di pistola lo scorso 1° aprile, la sera del lunedì di Pasquetta, a Torre a Mare. E poi di Vito Lucarelli, 21 anni, e Michele Schiavone di 20, anche loro ritenuti vicini all’organizzazione criminale.

I primi tre sono accusati, in concorso tra loro, dei reati di detenzione e porto illegale di armi e spaccio di stupefacenti, mentre per il quarto grava la sola accusa di detenzione illecita di droga.

I provvedimenti restrittivi sono arrivati a conclusione di un’indagine partita dal sequestro di un’ingente quantitativo di stupefacenti, oltre che di una pistola, il 29 settembre scorso. In quella occasione, la Squadra Mobile riuscì a scovare, con l’aiuto dei cani antidroga, due diversi nascondigli utilizzati dal clan Capriati nel cuore della città vecchia. Il primo in un locale in disuso in piazzetta dei Marinai, dove gli agenti trovarono quasi mezzo chilo di cocaina, oltre 700 grammi di hashish e circa 3 chili di marijuana. Il secondo, più piccolo, in una cassettina metallica per i contatori del gas in strada Arco San Pietro, dove era stata nascosta una pistola revolver calibro 357 con sei proiettili, avvolta in una busta di plastica dentro un contenitore in polistirolo.

I rilievi eseguiti dalla Polizia Scientifica sul materiale trovato nei due nascondigli, hanno consentito di individuare, su alcuni reperti, frammenti di impronte digitali riconducibili agli indagati. Da qui il provvedimento cautelare con il quale è stato disposto il loro trasferimento in carcere.  

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