Se tornasse in libertà potrebbe ripresentarsi armato in discoteca e organizzare ritorsioni nei confronti di Michele Lavopa, il ragazzo che gli ha sparato, nel settembre 2024 in un locale di Molfetta, uccidendo per errore una 19enne. È questo il timore dei giudici del Tribunale del Riesame di Bari, che hanno confermato il carcere per il 21enne Eugenio Palermiti, nipote dell’omonimo boss del quartiere Japigia, arrestato lo scorso 17 gennaio per porto e detenzione di arma da fuoco, aggravato dal metodo mafioso. Con il giovane finì in manette anche il 29enne Savino Parisi, nipote del boss Savinuccio, poi tornato in libertà.
La sera dell’omicidio della 19enne Antonia Lopez, Palermiti era in compagnia della ragazza e di altri amici nella discoteca “Bahia”, sul litorale di Molfetta. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe stato lui il vero bersaglio del killer, con il quale in passato c’erano stati degli screzi. Nella sparatoria rimase ferito lo stesso Palermiti, assieme ad altri tre ragazzi.
Nelle motivazioni del provvedimento, il Tribunale del Riesame spiega come il nipote del boss, in quella occasione, si fosse presentato armato nel locale, entrando senza pagare il biglietto d’ingresso. Una prassi consolidata – secondo i giudici – per i giovani rampolli del clan baresi, che spesso si presenterebbero armati in discoteca, potendo contare di frequente sulla connivenza dei bodyguard all’ingresso.
La sera della sparatoria, la sola presenza di Palermiti nel locale – secondo il Tribunale – avrebbe creato una condizione di assoggettamento sia nel personale di sicurezza che nei presenti, al punto che nessuno degli oltre mille partecipanti alla serata ha raccontato agli inquirenti di aver assistito ai fatti. Un’omertà che – sempre secondo i giudici – sarebbe frutto del timore generato dall’appartenenza al clan del 21enne.