Cronaca

Bari, tre giorni di tensione nel carcere minorile: risse, minacce, aggressioni e materassi incendiati

Tre giorni di risse, minacce, aggressioni ad agenti di polizia penitenziaria e materassi incendiati. È successo davvero di tutto all’interno del carcere minorile di Bari, dove, da lunedì 2 settembre, sono in atto sommosse promosse da un gruppo di detenuti, tutti extracomunitari e tutti maggiorenni. Nelle ultime ore hanno dato fuoco a tende e materassi, causando ingenti danni alla struttura, sia internamente che esternamente, dell’Istituto Fornelli. Sul posto sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco. Da quanto si apprende sarebbero state ferite anche due agenti, entrambe donne. I quattro detenuti si sono poi barricati all’interno delle sezioni ed è stato necessario l’intervento di altre forze di polizia in tenuta antisommossa per una operazione chiamata anti-sfondamento.

L’amministrazione penitenziaria ha provveduto al trasferimento dei detenuti che hanno fomentato la rivolta, non nuovi a questo genere di azioni tanto da essere stati già detenuti nelle carceri di Milano, Torino e Roma, per altre destinazioni. Un quinto detenuto, protagonista nella rissa di lunedì tra il suo gruppo e uno composto di italiani, era già stato trasferito il martedì seguente nel carcere di Foggia. Ma, denuncia il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, nei loro confronti non sono state prese misure adeguate per i danni provocati ai poliziotti e alla struttura e chiede carcere più duro senza benefici in sezioni particolari per un periodo fino a 6 mesi. Inoltre il SAPPE denuncia il fallimento del sistema che con l’arrivo di un numero massiccio di stranieri è andato completamente in default. Sovraffolamento e la carenza d’organico nelle forze di polizia, non aiutano di certo. Ma c’è un altro aspetto su cui si sofferma il SAPPE: nelle carceri minorili ormai non c’è più nessuna divisione per fasce d’età. Questo significa che i ragazzi tra i 14 e i 17 anni sono costretti a convivere con i detenuti tra i 18 e i 24 e in questo modo, denuncia il Sappe, viene meno la speranza di rieducare i minori.

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