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Cronaca

Barletta, l’impero della “Chogan” nel mirino della Guardia di Finanza: 5 misure cautelari per frode fiscale e sequestro da 355 milioni

Erano amministratori della nota impresa di cosmetica, ma allo stesso tempo risultavano essere venditori “porta a porta” per beneficiare di agevolazioni fiscali. E’ una maxi frode quella scoperta dalla Guardia di Finanza a Barletta e che ha portato ad un sequestro di beni da 355 milioni di euro. Nel mirino la “Chogan Spa”. Cinque le misure cautelari: tre persone sono finite in carcere, una ai domiciliari, mentre per una quinta persona è scattata l’interdizione dall’esercizio della professione imprenditoriale di 6 mesi. Tra gli arrestati (tutti residenti a Barletta) c’è il titolare dell’azienda, il 51enne Michelangelo Paradiso, ed il commercialista Pier Luigi Scricco, 63 anni, ritenuto la mente di tutto il disegno criminoso. Per tutti e cinque l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari. Due gli elementi contestati agli indagati. In primo luogo, il loro obiettivo – secondo quanto emerso – era quello di abbassare gli utili dell’impresa per limitarne la tassazione. Per fare questo avrebbero fatto lievitare i costi d’impresa. E poi ancora, qualificandosi come venditori “porta a porta” avrebbero goduto di una fiscalità agevolata, prevista dalla legge italiana, con un’aliquota più bassa del dovuto. Uno strumento lecito usato in maniera illecita. Il commercialista, la mente di tutto il disegno, veniva ripagato profumatamente dagli amministratori. Il sequestro da 355 milioni di euro è costituito per metà da conti correnti, la restante parte riguarda circa 200 immobili, denaro contante e beni di lusso. Gli indagati erano anche pronti a far fronte ad improvviso controllo fiscale: avevano preparato conti correnti a Santo Domingo nell’ipotesi di dover lasciare il Paese nel caso venissero scoperti. E’ stato questo il motivo che ha spinto il Tribunale di Trani, su richiesta della Procura, a far scattare le misure cautelari. Gli illeciti contestati dall’azienda barlettana sarebbe andati avanti per anni, nonostante un volume d’affari annuo pari a 60 milioni di euro.

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