Avrebbe ucciso il figlio, strangolandolo, per poi togliersi la vita gettandosi in mare. Si muovono principalmente sull’ipotesi dell’omicidio-suicidio le indagini sul tragico destino di Najoua Minniti e del piccolo Elia Perrone, madre e figlio di 35 e 8 anni, trovati morti tra il pomeriggio e la serata di ieri, martedì 18 novembre, a Torre dell’Orso e Calimera, in provincia di Lecce.
Drammatica la ricostruzione degli eventi, a cominciare dal ritrovamento del cadavere della donna, notato da un sub impegnato in un’immersione a poche centinaia di metri dalla riva, a Torre dell’Orso. La salma è poi stata recuperata dalla Capitaneria di Porto. Sul corpo nessun segno di violenza.
Quasi contemporaneamente, l’ex marito della 35enne, Fabio Perrone, si era presentato presso la caserma dei carabinieri di Calimera per denunciare la scomparsa della ex moglie e del loro figlio di 8 anni, che ieri non era andato a scuola. La descrizione fornita dall’uomo, in particolare i piercing e alcuni tatuaggi della donna, hanno permesso di fare coincidere la persona scomparsa con il cadavere recuperato in mare.
Così sono scattate le ricerche del bambino, culminate ieri sera con un altro tragico epilogo: il piccolo è stato trovato morto dai militari dell’Arma, nella camera da letto di un’abitazione di via Montinari, a Calimera, dove viveva con la mamma. Il decesso sarebbe sopraggiunto per asfissia. Sul cadavere anche piccole ferite compatibili con un’arma da taglio.
La donna, nata e cresciuta in Calabria con la madre di origini tunisine, aveva vissuto per diversi anni a Parma, prima di trasferirsi in Salento nel 2020. In base alle prime informazioni raccolte dagli inquirenti, coordinati dalla PM della Procura di Lecce, Erika Masetti, la 35enne, separata dal marito, stava attraversando un periodo di forte fragilità emotiva. Negli ultimi tempi avrebbe anche manifestato l’intenzione di togliersi la vita, facendo temere che potesse coinvolgere il figlio nel suo folle piano suicida.
