Cronaca

Caporalato, via la misura cautelare per la moglie del Prefetto Michele Di Bari

E’ stata revocata dal gip del Tribunale di Foggia la misura cautelare nei confronti di Rosalba Bisceglia, 55 anni, moglie del Prefetto Michele di Bari. La donna era sottoposta all’obbligo di firma e di dimora a seguito del suo coinvolgimento nell’indagine sul caporalato foggiano assieme ad altre 15 persone, di cui 5 di queste arrestate (2 in carcere e 3 ai domiciliari). Il blitz era stato portato a termine dai Carabinieri lo scorso dicembre, provocando le dimissioni del Prefetto Di Bari dal suo incarico di capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale. Le indagini fanno riferimento al lasso di tempo tra luglio ed ottobre 2020. Secondo l’accusa alcuni imprenditori, tra cui Rosalba Bisceglia, sfruttavano manodopera a basso costo facendosi aiutare da un caporale che reclutava cittadini stranieri, braccianti impiegati nelle campagne di Foggia e costretti a lavorare 13 ore al giorno in cambio di 5 euro per ogni cassa di pomodori riempita. Sempre secondo l’accusa, un 33enne gambiano ed un 32enne senegalese facevano da anello di congiunzione tra gli imprenditori e i lavoratori sfruttati, quest’ultimi residenti nel Borgo di Mezzanone tra sporcizia e condizioni igieniche precarie.

A comunicare la revoca della misura cautelare nei confronti dell’imprenditrice, moglie del Prefetto, è stato l’avvocato Gianluca Ursitti. Il legale della donna ha specificato che nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip «è stato evidenziato come l’azienda agricola sia totalmente meccanizzata, senza colture di pomodori e ortaggi, venendo meno la necessità di manodopera, ad eccezione della coltivazione del vigneto della superficie di quattro ettari e mezzo». «12 le persone assunte nell’azienda di Bisceglia», ha aggiunto Ursitti, «impiegate per 6 ore giornaliere e per 8 giornate lavorative». «Nel 2020, ha proseguito il legate della donna, l’azienda ha assunto 6 operai italiani e 6 operai extracomunitari e i pagamenti sono stati effettuati regolarmente tramite bonifico bancario su iban. Solo per uno dei lavoratori, non in possesso di coordinate bancario, è stato emesso un assegno circolare». Le indagini, intanto, vanno avanti.

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