Cronaca

Carcere duro per tre affiliati al clan Strisciuglio: gestivano gli affari illeciti anche dalla cella

Carcere duro per i vertici del clan Strisciuglio di Bari. Così ha deciso il Ministero della Giustizia che, con tre decreti del 23 novembre scorso, ha disposto l’applicazione del regime di detenzione previsto dal articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario, nei confronti di Lorenzo Caldarola, Vito Valentino e Alessandro Ruta, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

I tre affiliati, elementi di spicco del gruppo criminale, attivo nei quartieri Libertà e San Paolo, sono imputati nel maxi processo “Vortice-Maestrale”, scaturito da un’indagine condotta dalla Squadra Mobile e dai Carabinieri del Comando provinciale di Bari. L’operazione portò all’arresto, nell’aprile del 2021, di 99 persone.

Lorenzo Caldarola, più volte condannato in via definitiva per il reato di associazione mafiosa, è ritenuto il leader incontrastato del clan Strisciuglio nei rioni Libertà e San Pio.

Figura cardine del sodalizio criminale è considerato anche Vito Valentino, già condannato in via definitiva per l’omicidio di Domenico D’Ambrosio, avvenuto nel 2003, quando l’uomo era ancora minorenne. Su di lui pende anche una condanna, non definitiva, a 20 anni di reclusione per l’omicidio di Antonio Luisi ed il ferimento di suo padre Luigi, risalente all’aprile 2015.

Quanto ad Alessandro Ruta, è ritenuto il capo del clan Strisciuglio nel quartiere San Paolo, un ruolo che avrebbe continuato a svolgere anche in carcere, durante il periodo di detenzione. Anche su di lui pende una condanna, in via definitiva, per associazione mafiosa.

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