Spacciatori di droga che durante il Covid, per muoversi liberamente e violare le normative vigenti nel periodo di quarantena, si travestivano da operatori del 118 e da imbianchini. Sono queste alcune delle intercettazioni che hanno portato la DDA di Bari a chiudere il cerchio sull’attività illecita del sodalizio Parisi-Palermiti, consolidatosi dopo l’omicidio del pregiudicato Giuseppe Gelao a marzo del 2017, nel periodo della faida con il gruppo mafioso rivale capeggiato da Antonio Busco. Dopo i 135 arresti per presunte infiltrazioni mafiose nella vita politica, economica e sociale del capoluogo pugliese, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, con il supporto dei militari di Taranto, dello Squadrone CC Eliportato Cacciatori Puglia, del 6° Nucleo Elicotteri e del Nucleo cinofili di Modugno, hanno notificato altre 56 ordinanze di custodia cautelare, di cui 55 in carcere e una ai domiciliari, 36 erano già in carcere, per traffico di droga diretto e promosso da esponenti dell’organizzazione criminale di tipo mafioso-camorristico denominata clan Parisi – Palermiti, operante su Bari e provincia. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotte nel periodo dal 2017 al 2020 dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Bari, mediante servizi di osservazione controllo e pedinamento, perquisizioni e sequestri vari, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza sulle attività illecite poste in essere dal clan Parisi – Palermiti, delineando il sodalizio dedito al narcotraffico in tutti i suoi elementi sintomatici, e cioè una struttura gerarchicamente articolata, composta da organizzatori, promotori, dirigenti e partecipanti, che grazie al controllo del territorio – sulla scorta delle qualità mafiose dei promotori – riusciva a gestire il mercato degli stupefacenti, ricorrendo, all’occorrenza, alla violenza e all’utilizzo di armi e munizioni. Due le fasi dell’indagine: la prima investigativa, la seconda ha visto il contributo dei collaboratori di giustizia, he hanno confermato la fase investigativa aggiungendo dettagli importanti. È stato così possibile individuare i canali di approvvigionamento e smercio della droga sulle piazze di Terlizzi, Noicattaro, Capurso, Mola di Bari, fino ad arrivare al Tarantino. L’attività criminale del clan Parisi – Palermiti era fortemente radicata nel quartiere Japigia di Bari: gli affari erano portati avanti come una vera e propria società, la società della guerra l’hanno denominata i collaboratori di giustizia, dove i soci, 20 di cui 12 a capitale intero, versavano quote e si spartivano gli utili. L’indagine, infatti, ha permesso anche di studiare l’assetto sociale e criminale del quartiere e di constatare come Japigia si dividesse in due: dal canalone alla tangenziale veniva gestita e monitorata dai Parisi mentre dal canalone verso il centro della città dai Palermiti. Nel corso delle attività, in diverse fasi, sono state sequestrati, fra l’altro, circa 80 kg di hashish, 7 kg di cocaina e 2 kg di marijuana. Il business stimato era di 10 chili di cocaina a settimana, venduta al prezzo di 38mila euro al chilo.