Dovrà scontare 21 anni di reclusione per omicidio volontario Fabio Giampalmo, l’ex pugile accusato di aver aggredito e ucciso con quattro pugni al volto l’imbianchino 40enne Paolo Caprio, la notte tra il 4 e il 5 settembre 2021 all’esterno di un bar di un’area di servizio tra Modugno e Bitonto. Lo ha stabilito, dopo cinque ore di camera di consiglio, la Corte d’Assise di Bari presieduta dal giudice Antonio Diella, riconoscendo all’imputato le attenuanti generiche. Lo scorso 22 maggio, al termine di una lunga requisitoria, il pubblico ministero Ignazio Abbadessa aveva chiesto una condanna a 30 anni di reclusione per omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi e dall’aver utilizzato tecniche di combattimento. La difesa aveva invece puntato sulla riqualificazione del reato in omicidio preterintenzionale e su una condanna al minimo della pena. Per i legali dell’imputato, i quattro pugni inferti non avevano causato direttamente la morte della vittima, che sarebbe avvenuta per il trauma occipitale causato dalla caduta. Secondo la ricostruzione dell’accusa, confermata da alcuni testimoni e dalle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza, Giampalmo sarebbe arrivato nella stazione di servizio con la sua compagna, i figli e alcuni amici. Qui, dopo un diverbio, avrebbe sferrato quattro pugni a Caprio che sarebbe caduto all’indietro, sbattendo la testa sul marciapiede e morendo sul colpo a causa del grave trauma cranico riportato e della conseguente emorragia cerebrale.