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CronacaPRIMOPIANO

Contrasto all’usura nel Barese e nella Bat: coinvolti anche i clan

Usura di quartiere, quella del cosiddetto “cravattaio” che gestisce in prima persona o al massimo con il tacito consenso di propri familiari i rapporti con le vittime e usura in forma associativa, quella dei clan. È quanto emerso dall’operazione “Cravatte Rosa” della Guardia di Finanza nel territorio barese e nella sesta provincia. Tante le vittime di questi fenomeni criminali soprattutto nell’ultimo periodo a causa della crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria. Lo scorso novembre furono arrestati 13 soggetti dopo che i militari scoprirono condotte usuraie da parte di alcune donne appartenenti a 4 nuclei familiari dei quartieri popolari di Bari.

Il modus operandi dell’attività usuraria prevedeva la restituzione della somma prestata in un arco temporale ricompreso tra una settimana e 6 mesi con l’applicazione di tassi di interesse annui fino a oltre il 5.000%. Inoltre, per i prestiti ottenuti vigeva la regola del “salto rata”: la vittima, laddove non fosse stata in grado di pagare alla scadenza la rata pattuita, era costretta a versare una “penale” pari al 50% della rata mensile prevista. Oltre a famiglie con gravi difficoltà economiche, sono caduti nella ‘morsa’ di questo tipo di usura anche impiegati, commessi ed operai, alcuni dei quali anche accaniti giocatori di bingo, lotto, slot machine e gratta e vinci.

L’altra modalità d’usura, quella portata avanti dai clan, aveva invece una struttura molto più organizzata con prestiti a tassi elevatissimi nei confronti di commercianti, piccoli imprenditori e artigiani. Proprio la denuncia presentata da un imprenditore, caduto nella morsa di ben 4 clan, ha permesso di scoprire il pericoloso fenomeno criminale. Circa 90 le persone coinvolte nell’attività usuraia e in caso di insolvenza o di ritardi nella restituzione degli interessi venivano programmate delle vere e proprie spedizioni punitive. Le vittime subivano quindi vessazioni psicologiche e aggressioni fisiche.

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