Emissione ed utilizzo di fatture false, riciclaggio ed autoriciclaggio: sono questi i reati contestati alle dieci persone arrestate, a vario titolo, questa mattina, nel corso di un’operazione condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza. Quattro sono finite in carcere e sei ai domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura.
L’epilogo di un’indagine che ha permesso di fare luce – fanno sapere gli inquirenti – su una rete di soggetti intestatari di ditte individuali che emettevano fatture false (cosiddette “società cartiere” di primo e secondo livello), utilizzate per abbattere illecitamente la base imponibile, ai fini delle imposte dirette e indirette, da sottoporre a tassazione.
Al centro dell’inchiesta, in base a quanto emerso, ci sarebbe un imprenditore originario di Altamura, Nicola Abrescia, che attraverso le sue aziende, operanti nel settore dei serramenti, degli infissi e degli arredi per esterno, avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti, per l’ammontare di circa 17 milioni di euro, tra il 2019 ed il 2022.
A beneficiarne oltre 30 committenti, quasi tutti della provincia di Bari, interessati a ridurre sensibilmente il proprio carico d’imposta, mediante la contabilizzazione di costi mai sostenuti.
Per “ripulire” i proventi illeciti derivanti dall’emissione delle false fatture – informa la Procura – il protocollo operativo prevedeva, tra l’altro, l’azzeramento delle provviste sui conti correnti, attraverso operazioni allo sportello che consentivano di prelevare enormi quantità di denaro contante, da restituire ai committenti principali. Sulla base di questo, l’inchiesta vede coinvolti anche l’ex direttore e tre dipendenti di un ufficio postale di Altamura.
Complessivamente risultano indagate diciannove persone fisiche e due società, mentre sono stati sequestrati beni per un totale di 5 milioni di euro.