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Cronaca

FOGGIA | Braccianti agricoli sfruttati e costretti a lavorare 14 ore al giorno: 7 arresti

Un’azienda-schermo, con sede ad Orta Nova, assumeva fittiziamente braccianti agricoli da impiegare nella raccolta dei prodotti stagionali nei campi di Capitanata. La forza lavoro, almeno 150 lavoratori sfruttati, veniva messa a disposizione di grosse aziende agricole del territorio.

E’ quanto scoperto dai carabinieri della Compagnia di San Severo e del Nucleo Ispettorato del Lavoro che, coordinati dalla Procura di Foggia, all’alba di oggi, hanno eseguito 7 arresti (tre in carcere e 4 ai domiciliari) e posto sotto controllo giudiziario 5 aziende del territorio dal fatturato complessivo di 2 milioni di euro. Sequestrati anche beni mobili e immobili per circa 1 milione di euro.

Tutti i braccianti venivano reclutati da un ‘caporale’ senegalese nei ghetti di Capitanata (ex pista di Borgo Mezzanone e Gran Ghetto), assunti dall’azienda-schermo e poi smistati presso aziende compiacenti, a seconda delle necessità. L’azienda operava sotto una cornice di apparente legalità nella gestione dei rapporti di lavoro, data dalla sola comunicazione di assunzione Unilav. Ma i braccianti così assoldati venivano destinati ‘a titolo oneroso’ ad altre aziende agricole per raccogliere i pomodori nelle province di Foggia e Campobasso, tutti in precarie condizioni igienico-sanitarie e in forte stato di bisogno.

Le giornate di lavoro, così come documentato nei mesi di indagine, non prevedevano pause né dispositivi di protezione. Non era previsto il pranzo e l’acqua fornita loro era quella ‘di pozzo’, quindi non potabile. Il compenso dei braccianti era calcolato a ora (5 euro) o a cassone (4,5 euro) e l’attività veniva videoregistrata per permettere ai datori di lavoro o ai delegati sul campo di poter contestare eventuali inadempienze da scalare sul già minimo compenso (venivano scalati 50 centesimi per pause non previste, pomodori sporchi, cassoni riempiti male o posizionati erroneamente sui camion).

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