Ci sono sei indagati per la vicenda di Marco Ferrazzano, il giovane foggiano che si sarebbe suicidato, gettandosi sotto un treno, perchè vittima di bullismo. Gli agenti della squadra mobile di Foggia hanno notificato l’avviso della conclusione delle indagini preliminari, d’informazione di garanzia e di diritto alla difesa nei confronti di sei giovani, tra i 21 e i 24 anni. Uno è indagato in concorso per truffa, con l’aggravante di aver commesso il fatto approfittando delle condizioni di disabilità della parte offesa, tali da ostacolare la privata difesa; gli altri sono indagati in concorso per il reato di stalking, con la medesima aggravante. Le indagini hanno preso il via della denuncia di furto del cellulare della vittima, avvenuta a gennaio scorso, e dalla denuncia dei familiari dell’allontanamento del giovane dalla sua abitazione. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Ferrazzano il 21 gennaio, mentre era nei pressi del mercato rionale di via Luigi Pinto, era stato avvicinato da due ragazzi a bordo di uno scooter che gli chiedevano di poter effettuare una chiamata con il suo cellulare.
Temendo ripercussioni aveva consegnato il cellulare, ma alla richiesta di restituzione, i due si erano allontanati portandoselo via. Due giorni dopo, il 23 gennaio, la madre del ragazzo aveva denunciato la scomparsa del figlio, avvenuta il giorno precedente intorno alle 3 del pomeriggio. La Donna riferì che il cellulare del ragazzo continuava a squillare senza risposta e che il figlio, che abitualmente faceva rientro a casa intorno alle 20.30, soffriva da anni di depressione e schizofrenia. Era, per questo motivo, in cura al dipartimento di Salute Mentale di Foggia. Il giorno prima, il 22 gennaio alle 16.40 Ferrazzano, come poi è stato accertato, si suicidò gettandosi sotto un treno lungo la tratta Foggia-San Severo. Nel corso delle indagini è emerso che il giovane foggiano spesso era vittima di atti di bullismo degli indagati che lo filmavano con il suo stesso cellulare e che lo offendevano anche per la sua disabilità. Le immagini lo ritraevano mentre veniva picchiato, gli venivano tagliati i capelli o veniva costretto a fare le capriole per strada. La vittima, hanno accertato gli investigatori, subiva ripetutamente atti di bullismo e violenza fisica ad opera degli indagati che incontrava spesso al Parco San Felice o nel quartiere Candelaro, dove in una occasione sarebbe stato anche investito dal ciclomotore condotto da uno degli indagati.