Tutto è nato da un sospetto di una vendetta: gli investigatori, indagando sull’omicidio di Giacomo Mongiello, ucciso a Foggia ad agosto del 2024, sono poi riusciti a ricostruire un’autentica filiera dell’esplosivo, importato a Foggia con oltre 12 mila manufatti che a lungo hanno generato terrore in città. Proprio per quell’omicidio in un primo tempo gli investigatori ipotizzarono che il principale indagato dell’inchiesta che ieri ha portato a sette ordinanze di custodia cautelare, 5 in carcere e 2 ai domiciliari, Luca Buonarota, arrestato pochi mesi prima per possesso di materiale esplosivo, avesse voluto vendicarsi del suo vicino di casa, sospettato di aver collaborato con le forze dell’ordine. Ipotesi, tuttavia, che si è rivelata infondata.
Da lì sono però partiti pedinamenti, intercettazioni ed un’inchiesta che ha svelato il presunto ruolo di monopolista dello stesso Buonarota, con la complicità di altre persone, nel commercio illecito di botti e ordigni artigianali. Tra gli arrestati dell’operazione condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Foggia, figura anche Giovanbattista Bondesan, legale rappresentante di un ente di beneficenza: per chi indaga, avrebbe falsificato i registri delle presenze di Buonarota, affidato all’ente per un cosiddetto periodo di messa a prova in seguito ad un altro procedimento. Il 23enne foggiano è accusato anche della sottrazione e dell’utilizzo per fini personali di generi alimentari destinati alle famiglie bisognose. Gli atti dell’indagine sono stati intanto trasmessi dal giudice per le indagini preliminari alla magistratura di Potenza, competente per i fatti avvenuti in terra di Basilicata.



