Cronaca

Inchiesta appalti al Comune di Molfetta: attesa per l’esito degli interrogatori davanti al GIP, il sindaco Minervini rischia i domiciliari

Turbativa d’asta, corruzione, peculato e depistaggio. Sono i capi d’accusa, a vario titolo, per i quali sono oggi chiamati a rispondere davanti al Gip di Trani, Marina Chiddo, gli 8 indagati nell’inchiesta giudiziaria che coinvolge pesantemente il Comune di Molfetta. Tra questi, il sindaco Tommaso Minervini. Gli interrogatori preventivi, iniziati alle 9.30 nell’aula Lovecchio del Tribunale di Trani, sono decisivi per stabilire se il quadro probatorio, contenuto in oltre 9mila pagine di atti, giustifichi la misura cautelare degli arresti domiciliari per il primo cittadino di Molfetta, per i dirigenti comunali Alessandro Binetti e Lidia De Leonardis, per l’imprenditore portuale Vito Totorizzo e per l’autista dello stesso Minervini, Tommaso Messina. Per gli altri tre indagati Domenico Satalino, Mario Morea e Michele Pizzo, invece, i pm Francesco Aiello, Francesco Tosto e Marco Gambardella hanno chiesto il divieto di dimora a Molfetta: la Procura prospetta il rischio di reiterazione, essendo tutti gli indagati ancora in carica.

Nell’inchiesta, legata a presunti appalti pilotati per la realizzazione della nuova area mercatale e del porto commerciale, si fa riferimento a «collusioni, promesse e altri mezzi fraudolenti», utilizzati per impedire la partecipazione ad offerenti diversi da quelli a cui l’avviso sarebbe poi stato assegnato. Una gara solo «all’apparenza regolare» – spiegano gli inquirenti – ma formulata da «un esperto in materia amministrativa e uno in materia legale» per una «illecita finalità».

Possono essere sintetizzati così i 21 capi di imputazione che gravano sugli indagati: secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza, Minervini avrebbe scambiato favori con il sostegno elettorale. Gli accertamenti sono successivi a controlli fatti nel 2022, quando le Fiamme Gialle hanno iniziato a indagare sulla gara per la realizzazione dell’area mercatale, il cui cantiere fu successivamente sequestrato. A quel punto sarebbero emerse ulteriori anomalie, evidenziate da intercettazioni ambientali e telefoniche. Come quella in cui Minervini e Totorizzo parlano di una gara per il porto, con il sindaco che avrebbe inteso favorire l’imprenditore agevolando il testo del bando. Per la magistratura, inoltre, le auto di servizio sarebbero state gestite con «criteri personalistici, per un periodo prolungato e al di fuori di ogni controllo».

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