Il Gup del Tribunale di Bari, Luigia Lambriola, ha condannato a pene comprese tra i 2 e gli 8 anni di reclusione le dieci persone arrestate a novembre dalla Guardia di Finanza con l’accusa di aver minacciato per anni soggetti in difficoltà economiche a cui concedevano prestiti con tassi da usura anche del 5mila per cento. L’inchiesta “Cravatte rosa”, coordinata dal pm Lanfranco Marazia, aveva fatto luce su 29 episodi di usura ed 8 di estorsione. Il periodo è quello compreso tra il 2011 e il 2020. “Se non paghi vengo e ti sbrano”, “ti brucio l’auto”, “ti mando mio figlio con la pistola”, “ti faccio saltare in aria”, sono alcune delle minacce rivolte alle vittime intercettate dai militari durante le indagini. I prestiti, anche solo di poche decine di euro, venivano chiesti da numerose famiglie baresi dei quartieri popolari di Japigia, San Pasquale e San Paolo, per far fronte alle spese quotidiane. Alla sbarra sono finiti 2 uomini e 8 donne, tutti giudicati con rito abbreviato. La condanna più alta, a 7 anni e 8 mesi di reclusione, è stata inflitta a Maria Magistro, ritenuta colpevole di 10 episodi e condannata anche a risarcire l’unica vittima costituita parte civile, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 2mila euro.