La Procura di Bari ha deciso di prolungare l’inchiesta sulla realizzazione dell’ospedale Covid nella Fiera del Levante. Il provvedimento di proroga è stato notificato all’ex capo della Protezione Civile regionale, Mario Lerario, già agli arresti domiciliari, al funzionario della Regione, Antonio Mercurio e a Domenico Barozzi, il legale rappresentante dell’azienda “Cobar”, appaltatrice dei lavori.
I tre indagati rispondono a vario titolo di falso in atto pubblico e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, mentre il solo Lerario è accusato anche del reato di corruzione.
L’inchiesta è partita nel febbraio del 2021, con l’intento di fare luce sulle procedure di affidamento dei lavori ed i costi per la realizzazione della struttura sanitaria, allestita in piena pandemia per far fronte alla carenza di posti letto destinati ai pazienti Covid.
I lavori sarebbero dovuti costare, secondo le stime iniziali, circa 9 milioni di euro, una cifra poi lievitata sino a 25 milioni. Le indagini si starebbero concentrando in particolare su alcune opere aggiuntive, costate quasi 10 milioni, ordinate e pagate all’azienda appaltatrice con la firma del funzionario regionale Mercurio, e sulla loro effettiva realizzazione.
La proroga dell’inchiesta, decisa dal gip del Tribunale di Bari Anna Perelli, sarebbe basata su alcune perizie tecniche, in base alle quali i lavori realizzati non corrisponderebbero a quelli effettivamente pagati. Il provvedimento della Procura parla anche di “attività illecita in atto”.
Inoltre la turbata libertà del procedimento (tra i reati contestati agli indagati), sta a significare che, secondo l’accusa, gli affidamenti dei lavori da parte della Protezione Civile pugliese sarebbero stati pianificati su misura per l’azienda risultata poi la vincitrice degli appalti.