Una dose eccessiva di anestetico, somministrata prima di un intervento di liposuzione. Sarebbe stata questa la causa dell’arresto cardiaco che ha provocato la morte di Alessia Ferrante, 37 anni, l’influencer biscegliese deceduta il 10 aprile 2020 in un poliambulatorio di Monopoli.
È quanto emerge dall’udienza preliminare nel corso della quale il Gup, Anna de Simone, ha rinviato a giudizio il chirurgo plastico che ha eseguito l’operazione, il dottor Francesco Reho, “per aver cagionato la morte della paziente” – è riportato nelle carte del procedimento – “agendo in violazione dei doveri di prudenza, diligenza, perizia, nonché inosservanza dei protocolli sanitari”.
Il giudice ha anche rigettato la richiesta di patteggiamento ad un anno di reclusione, avanzata dai legali dell’indagato, ritenendo non congrua la pena proposta, alla luce della gravità dei fatti.
In base a quanto è stato accertato nel corso delle indagini, coordinate dalla Procura di Bari, la donna si sarebbe improvvisamente sentita male pochi minuti dopo essere stata sottoposta ad anestesia locale, per un intervento di asportazione di tessuto adiposo alle gambe.
Dagli accertamenti, è emerso che la 37enne già altre volte in passato era stata sottoposta ad interventi di chirurgia plastica, anche presso altri studi medici. L’ultimo, circa un anno prima della tragedia, era stato eseguito invece nello stesso Poliambulatorio di Monopoli.
Ad aggravare la posizione del chirurgo, secondo la tesi sostenuta dall’accusa, il fatto che l’operazione fosse stata eseguita in un periodo in cui le attività non urgenti erano state sospese, a causa della pandemia di Covid-19.
Il processo inizierà il 5 giugno 2024. I familiari della ragazza morta si sono costituiti parte civile.