La tragica morte di Patrizia Paradiso, avvenuta a Lisbona lo scorso 26 giugno, ha provocato una vera e propria ondata di indignazione in tutto il Portogallo.
La 37enne ricercatrice andriese, molto stimata in terra lusitana, è stata travolta da un’auto sull’Avenida da Índia nei pressi del viadotto di Belem, mentre era in sella sulla sua bicicletta e incinta di 4 mesi. L’incidente – come accertato dalle forze dell’ordine – è stato causato da un anziano guidatore che accecato dal sole non è riuscito ad evitare l’impatto con la bici. La 37enne qualche ora dopo è deceduta nell’ospedale di San Jorge.
Una notizia che ha sconvolto l’intera città di Lisbona, in particolare i membri dell’Associazione per la Mobilità Urbana in Bicicletta che lo scorso 3 luglio hanno organizzato sul luogo della tragedia una “veglia” per ricordare Patrizia e tutte le vittime di questa tipologia di incidenti.
“Potrei essere io, potresti essere tu. Non un’altra vittima. Veglia per la fine degli incidenti pedonali in città!” questo il motto dell’associazione che ha chiesto più sicurezza sulle strade portoghesi. Un appello accolto in tutto il Portogallo, infatti la manifestazione, oltre a Lisbona, si è svolta nelle piazze più importanti di Porto, Braga, Coimbra, Leiria, Torre Vedras e Faro.
Un’ondata di solidarietà per la 37enne ricercatrice andriese che è stata da sempre una sostenitrice della mobilità sostenibile e una degli attivisti di “LisBora” un gruppo indipendente di cittadini che condividono la passione per il ciclismo. Una passione che purtroppo ha dovuto fare i conti con un beffardo destino.