Entra nel vivo il processo contro la mafia garganica ribattezzato “Omnia Nostra” e in corso in Corte d’Assise, a Foggia. Ad essere ascoltato, nelle scorse ore, è stato Gianluigi Troiano, il 32enne di Vieste diventato nel frattempo collaboratore di giustizia. Sotto la lente di ingrandimento il clan garganico Lombardi-Scirpoli-Raduano, quest’ultimo pentitosi dopo la cattura di circa un anno fa. Proprio le dichiarazioni di Gianluigi Troiano sono servite per ricostruire i rapporti tra le varie compagini criminali di Vieste, Manfredonia e Mattinata. Tra gli affari principali delle organizzazioni le estorsioni ma anche furti e rapine. Troiano ha spiegato di aver cominciato ad essere parte integrante dell’organizzazione criminale nel 2010, inizialmente nel gruppo che faceva capo ad Angelo Notarangelo, successivamente morto ammazzato. Fu proprio quell’omicidio a dare il via alla scalata di Marco Raduano. Lo stesso Troiano diventò poi organico ad un altro gruppo criminale, Miucci-Perna, poi abbandonato ed ha parlato di doppio gioco, essendo sodale sia di Raduano che del gruppo contrapposto Miucci-Perna. Lo stesso Raduano, con i suoi sodali, si avvicinò successivamente alla consorteria criminale Lombardi-La Torre-Scirpoli, a sua volta associato al clan mafioso foggiano Moretti-Lanza. Estorsioni, narcotraffico, omicidi e rapine a portavalori erano le attività principali dell’organizzazione mafiosa, con Troiano che ha ammesso di aver partecipato all’uccisione del ristoratore viestano, Omar Trotta, ammazzato nella sua attività a luglio del 2017. Il processo in corso, celebrato col rito ordinario, vede oltre una ventina di imputati, tra cui Francesco Scirpoli e Michele Lombardi, ritenuti ai vertici dell’organizzazione. Nuovo appuntamento in aula a fine mese quando saranno sentiti altri due collaboratori di giustizia, Danilo Della Malva e Francesco Notarangelo.
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