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Cronaca

MOLFETTA | Appalti e mazzette, terremoto in Comune: 16 arresti. Indagato anche il sindaco Minervini

Un terremoto giudiziario scuote il Comune di Molfetta. All’alba di questa mattina, 16 persone sono state arrestate (10 finite in carcere e 6 ai domiciliari), nell’ambito di un’inchiesta, coordinata dalla Procura di Trani, per delle presunte tangenti legate ad appalti comunali.

L’operazione è stata eseguita dai militari della Guardia di Finanza, che hanno notificato, tra le province di Bari, Foggia e Bat, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale tranese. I reati contestati, a vario titolo, sono turbativa d’asta, corruzione, falso, depistaggio e peculato. Destinatari della misura, ex assessori e consiglieri comunali, funzionari, progettisti ed imprenditori.

Nel registro degli indagati è finito anche il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini al quale, tuttavia, non è stato notificato nessun provvedimento cautelare: è accusato di turbata libertà del procedimento del contraente. Complessivamente gli indagati sono 41: 34 persone fisiche e 7 società.

Gli episodi finiti al centro dell’inchiesta si riferiscono al periodo compreso tra il 2019 e il 2020. Sotto la lente d’ingrandimento della magistratura, gli  appalti per i lavori di riqualificazione stradale in alcune zone della città, come piazza Aldo Moro e Immacolata, la messa in sicurezza delle ciminiere dell’ex cementificio, la progettazione del nuovo teatro comunale, la ricostruzione della scuola dell’Infanzia “Rodari”, la realizzazione del nuovo stadio di atletica leggera, gli interventi al porto oltre che la riqualificazione della biblioteca comunale e della Cittadella degli Artisti”. 

L’indagine, seguita dai pm di Trani, Francesco Tosto e Francesco Aiello, con la supervisione del procuratore Renato Nitti, riguarda diversi episodi di corruzione nei confronti di pubblici ufficiali. Tra questi figura spicca il nome di Mariano Caputo, assessore con il sindaco di centrodestra Azzollini, dal 2008 al 2012, mentre nel 2017 viene rinominato assessore nella giunta di centrosinistra di Minervini.

Le tangenti, come documentato da numerose intercettazioni video-ambientali, venivano pagate nell’auto del funzionario arrestato: una volta salito a bordo, l’imprenditore di turno, senza proferire parola, lasciava la busta con i soldi all’interno del vano portaoggetti.  Alle volte le bustarelle si traducevano anche in regali costosi, come smartphone di ultima generazione e computer.

A novembre, nell’ambito della stessa inchiesta, erano state eseguite una trentina di perquisizioni, nel corso delle quali le Fiamme Gialle avevano trovato alcuni appunti che, si ipotizza, fossero riconducibili agli importi versati dagli imprenditori coinvolti per ottenere gli appalti, affidati senza che venisse indetta nessuna gara.

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