Cronaca

Morte dello chef Casale a Trani sette anni fa: «Gli aghi di pino furono concausa dell’incidente». Imputazione coatta per due persone

Alla fine dopo un lungo tira e molla si potrebbe andare a processo nei confronti di due persone, con una imputazione coatta disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani Lucia Anna Altamura, per la morte del giovane chef Raffaele Casale avvenuta nella notte tra il 15 ed il 16 agosto del 2017 in via Martiri di Belfiore a Trani. «Pure a fronte della velocità di guida di Casale, le omissioni nella corretta gestione della pulizia del tratto stradale in questione, peraltro notoriamente afflitto dalla presenza di aghi di pino, si ritengono condotte concausative dell’incidente». Sono queste le parole usate dal giudice tranese per rigettare l’ennesima richiesta di archiviazione del pm e procedere con l’imputazione coatta per concorso in omicidio stradale per gli indagati Francesco Patruno, funzionario del Comune di Trani e rup del contratto di servizio con l’azienda dell’igiene urbana AMIU, e l’amministratore unico dell’azienda all’epoca dei fatti Alessandro Guadagnolo. Archiviata la posizione, invece, degli altri tre indagati e cioè una donna al volante di una vettura che seguiva Casale in sella alla sua moto, il comandante della Polizia Locale Cuocci Martorano ed il dirigente dell’Area Lavori Pubblici dell’epoca del Comune di Trani Didonna.

Sono state ben quattro le richieste fino a questo momento di archiviazione di una vicenda che tra qualche giorno celebrerà il settimo anniversario. Ma per i familiari del giovane chef non poteva esserci stata imperizia da parte di Raffaele Casale nel guidare la sua moto bensì su quella strada c’erano altre cause per un incidente che avvenne poco prima dell’alba. Un lungo lavoro di ricerca in particolare per il papà Felice ed i suoi avvocati prima di scovare tanti risvolti oscuri, come alcune foto omesse agli atti, di una vicenda che ora avrà una importante appendice giudiziaria. Casale procedeva a poco meno di 90km/h su via Martiri di Belfiore in quella notte, come ricostruito dalle perizie effettuate, con la sua moto prima di arrivare a quella curva ed iniziare a frenare. Nella frenata, secondo il giudice, una concausa per la rovinosa caduta furono dunque gli aghi di pino presenti sull’asfalto e non puliti. Una caduta purtroppo fatale sino allo scontro con un muretto ed un palo. La famiglia aveva sollevato dubbi anche sulla pista ciclabile presente ed a lungo al centro di un’altra querelle giudiziaria, oltre che sull’illuminazione stradale e sui cartelli ma per il giudice queste non possono essere considerate concause dell’incidente.

Ora trascorsi i dieci giorni entro cui sarà formulata l’imputazione, il pm chiederà il rinvio a giudizio dei due indagati. Sarà poi fissata l’udienza preliminare per valutare il proscioglimento o il processo su cui comunque pende l’arrivo della prescrizione essendo già trascorsi sette anni da quella tragica notte.

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