Nessun colpevole per la morte di una neonata, avvenuta otto anni fa all’ospedale “Di Venere” di Carbonara. A scrivere la parola fine su questa triste vicenda è stata la Corte di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso contro l’assoluzione di due ginecologi dall’accusa di omicidio colposo.
I fatti risalgono al 2 maggio 2016, quando la neonata morì nel nosocomio per un presunto ritardo nel parto cesareo dovuto – secondo la tesi dell’accusa – ad un litigio tra i medici per l’utilizzo della sala operatoria.
In base alla ricostruzione, infatti, il giorno della tragedia tutte le sale del reparto di Ostetricia erano occupate. Così i medici decisero di rivolgersi al vicino reparto di Chirurgia Generale, per eseguire un parto cesareo urgente. Nella stessa sala operatoria era però programmato un altro intervento.
Sempre secondo l’ipotesi accusatoria, ne sarebbe seguita una lite tra medici per utilizzare il lettino operatorio, tanto che la partoriente entrò nella sala con un’ora di ritardo. Di conseguenza, quando la bambina fu finalmente fatta nascere, era già in grave sofferenza per asfissia cardiaca dovuta al cordone ombelicale stretto attorno al collo. Le condizioni della piccola si erano aggravate irreversibilmente e ai medici non restò che constatarne il decesso.
Le successive indagini avevano portato all’accusa di omicidio colposo per i due ginecologi e per un anestesista, ma il processo si era concluso con una serie di assoluzioni e annullamenti. Il ricorso presentato dalla Procura è stato giudicato inammissibile dalla Suprema Corte, che ha così confermato le sentenze di assoluzione emesse dai giudici di primo e secondo grado.
Per l’anestesista, il reato è stato dichiarato prescritto, mentre la condanna al risarcimento danni nei confronti dell’allora primario di Chirurgia Generale è stata annullata e rinviata ad un nuovo giudizio.
I genitori della piccola sono stati risarciti dalla ASL con la somma di 400mila euro.