È stata segnata da un clima di forte tensione, tra parrocchiani e giornalisti, la veglia organizzata, ieri pomeriggio, nella chiesa di San Giovanni Battista, nel rione Poggiofranco di Bari, dove la mattina del 2 gennaio scorso è stato trovato il corpo senza vita di un neonato di appena un mese, all’interno della culla termica.
Un nutrito gruppo di fedeli si è raccolto in un momento di preghiera in memoria del piccolo. Alcuni di loro hanno fatto scudo, davanti alla porta d’ingresso, allontanando le troupe televisive per impedire l’accesso delle telecamere. L’indice dello stato di grande inquietudine in cui vive, da diversi giorni, la comunità parrocchiale guidata da don Antonio Ruccia, che domenica è stato convocato in Procura per essere ascoltato dagli inquirenti.
Il sacerdote, che si trovava a Roma al momento del ritrovamento, aveva già riferito agli investigatori di non aver ricevuto chiamate sul suo telefonino che segnalassero la presenza del neonato nella culla termica, così come previsto dal meccanismo di sicurezza ad essa collegato.
Anche sul sito internet della chiesa di San Giovanni Battista è indicato che la culletta è dotata di un allarme direttamente collegato al Policlinico di Bari. Circostanza questa che sarebbe stata però smentita dal direttore generale dell’azienda ospedaliera, Antonio Sanguedolce.
Intanto, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla magistratura barese, al momento a carico di ignoti, gli inquirenti sono sempre al lavoro per verificare cosa abbia determinato la tragedia, a partire dal malfunzionamento del sistema di riscaldamento della culla termica, non entrato in funzione.
Un possibile guasto che potrebbe aver avuto un peso importante su quanto accaduto al bambino. Chiarimenti in questo senso dovrebbero arrivare solo a seguito dell’autopsia, fissata per la giornata di domani, mercoledì 8 gennaio. L’esame autoptico, che sarà eseguito dal professor Biagio Solarino, dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, dovrà accertare cosa abbia determinato la morte del piccolo: se il freddo al quale potrebbe essere stato esposto troppo a lungo, oppure a causa di altre patologie.