L’ex sindaco di Trinitapoli, Emanuele Losapio, non avrebbe mai frequentato il capoclan Pietro De Rosa, vittima di un agguato nel 2019, ma un suo ipotetico fiduciario il cui nome, agli atti, resta ignoto. Il Ministero dell’Interno torna solo parzialmente sui suoi passi rispetto all’accusa rivolta all’ex primo cittadino di essere in rapporti confidenziali con un boss mafioso, così come esplicitato nella relazione che accompagnava il decreto di scioglimento del Comune di Trinitapoli per infiltrazioni criminali. Per la diffamazione subita, Losapio citò per danni il Ministero dell’Interno, che solo in data 28 giugno, con una nuova comunicazione in Gazzetta Ufficiale, ha ritrattato le sue conclusioni, accusando l’ex sindaco di aver frequentato non più il boss Pietro De Rosa ma un suo ignoto fiduciario. “Una toppa peggiore del buco” secondo l’avvocato di Losapio, Michele Vaira, convinto che il suo assistito non abbia mai avuto alcun tipo di rapporto con esponenti della criminalità organizzata.
DICHIARAZIONE DI MICHELE VAIRA (AVVOCATO DI LOSAPIO)
“Rimane l’amarezza – prosegue l’avvocato Vaira – per la decisione del Ministero dell’Interno di modificare la sua relazione senza darne comunicazione né al diretto interssato né al Comune di Trinitapoli”. “L’ulteriore diffamazione ricevuta – conclude il legale – sarà perseguita nelle sedi competenti”.
DICHIARAZIONE DI MICHELE VAIRA (AVVOCATO DI LOSAPIO)