Potrebbero appartenere al killer di Francesco Dogna le tracce di sangue rinvenute nei pressi della scena del crimine, ovvero l’abitazione della vittima 63enne, incensurato, nel centro di Santo Spirito, a Bari. E’ stata la scientifica a rilevare circa 40 tracce di sangue che partono dall’abitazione di Dogna, in via Torino, fino a via Principessa Iolanda. Per gli inquirenti potrebbero appartenere a colui che ha inferto le coltellate all’addome che hanno provocato la morte del 63enne dipendente presso un’azienda specializzata in progettazione e sviluppo di tecnologie software (l’Exprivia di Molfetta). L’assassino, dunque, potrebbe essere rimasto ferito proprio durante la plausibile colluttazione con la vittima. Il corpo, senza vita, è stato ritrovato attorno alle 11.30 di mercoledì 8 gennaio. Francesco Dogna si trovava a terra, in una pozza di sangue, a pancia in giù. A ritrovare il cadavere sono stati il vicino di casa ed il cognato, allertati dalla sorella delle vittima che non riusciva più a mettersi in contatto con il 63enne dalla sera precedente. Sulla vicenda indagano i carabinieri. Al vaglio anche una telecamera di sicurezza posizionata nella stessa via dell’abitazione della vittima, anche se non è certo che abbia inquadrato il cancelletto di casa del 63enne. Al momento non è esclusa alcuna pista: dall’omicidio efferato alla rapina terminata in tragedia. Non ci sarebbero segni di effrazione sulla porta, mentre la casa era in disordine. Gli inquirenti hanno ascoltato i parenti. Francesco Dogna era particolarmente conosciuto in paese. Non era sposato e non aveva figli. Descritto come un uomo socievole ed estremamente meticoloso, era appassionato di pesca. Aveva buoni rapporti con il vicinato.
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