Sono in carcere dal febbraio del 2023 ma ieri hanno ribadito la loro innocenza nell’udienza davanti alla Corte d’Assise di Foggia dove si sta celebrando il processo per l’uccisione del pregiudicato Giuseppe Lafranceschina ucciso a giugno del 2020. «Siamo innocenti e non abbiamo nulla a che vedere con quell’omicidio», hanno spiegato i fratelli di nazionalità rumena di 27 e 25 anni Liviu e Stefan Corduneanu oltre a Salvatore Montanaro, 52enne, tutti residenti a Trinitapoli. Per loro l’accusa di omicidio volontario aggravato dalle modalità mafiose.
Il grave fatto di sangue nel pomeriggio del 3 giugno del 2020 con un’esecuzione in piena regola nella centralissima via Mulini a Trinitapoli. Lafranceschina, mentre era in giro su di una bici elettrica, fu raggiunto da una raffica di proiettili esplosi con una mitragliatrice ed un revolver. Almeno un paio quelli che raggiunsero l’uomo, all’epoca 43enne, uccidendolo sul colpo. L’omicidio sarebbe sarebbe maturato nell’ambito della guerra di mala per il controllo del territorio tra i clan Carbone-Gallone e De Rosa-Buonarota. Lafranceschina era, infatti, cugino di Giuseppe Gallone ritenuto a capo dell’omonimo clan di Trinitapoli.
Nel corso dell’udienza a Foggia sono state ripercorse anche le dichiarazioni di un testimone oculare su cui si basa sostanzialmente anche il teorema accusatorio dei pubblici ministeri. L’uomo, ribadendo quanto visto quel pomeriggio di quattro anni fa, ha spiegato che avrebbe riconosciuto i tre imputati dagli occhi. Montanaro sarebbe stato alla guida di una Giulietta rossa, rubata qualche giorno prima a Trani, a bordo della quale ci sarebbero stati i due fratelli che avrebbero, secondo il testimone, materialmente aperto il fuoco all’indirizzo di Lafranceschina. Nel corso dell’udienza sono stati approfonditi anche i rapporti tra gli imputati ed il testimone oculare mentre la prossima udienza è stata fissata per il 12 luglio quando sarà la volta dei testi della difesa.