Il presunto assassino era stato a casa della vittima, poche ore prima che fosse commesso il delitto. Un nuovo inquietante elemento emerge dalle indagini sull’omicidio di Paolo Stasi, il 19enne ucciso a colpi di pistola, il 9 novembre scorso, sotto la sua abitazione, a Francavilla Fontana.
Per la morte del ragazzo sono sospettate due persone, un 18enne ed un 19enne, indagate dal 3 dicembre scorso, con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.
Dall’esame degli investigatori sui tabulati telefonici, è venuto fuori che Stasi, pochi minuti prima di essere assassinato, aveva ricevuto un’ultima telefonata, partita da un’utenza che avrebbe chiamato da poco meno di un chilometro da casa sua.
L’utenza è intestata ad un cittadino straniero, risultato completamente estraneo ai fatti, ma la vittima aveva memorizzato il numero, sulla rubrica del telefonino, sotto il nome del 18enne indagato. La stessa persona che, in base a quanto emerso, era proprio nell’abitazione di Stasi poco tempo prima che fosse ucciso.
Il 19enne venne raggiunto da due colpi esplosi con una pistola di piccolo calibro, di cui uno mortale in pieno petto. Sarebbe stato lo stesso Stasi, in base a quanto accertato nel corso delle indagini, ad aprire la porta al suo assassino, fuggito dopo aver fatto fuoco. Alcune telecamere della zona hanno anche immortalato un ragazzo, con ai piedi delle scarpe da ginnastica bianche, allontanarsi in tutta fretta dall’abitazione della vittima.
Tra le ultime novità emerse dall’attività investigativa, ci sarebbe anche il ritrovamento di tre bilancini di precisione in casa di Stasi. Un elemento questo che rafforza l’ipotesi dell’omicidio maturato per questioni di spaccio di droga. La pista più battuta, nelle ultime settimane dagli inquirenti, che più volte hanno ascoltato, come persona informata dei fatti, la madre del giovane assassinato.