In 694 pagine, in cui il collegio giudicante del Tribunale di Trani, presieduto dalla dott.ssa Carmen Anna Lidia Corvino, ha spiegato le motivazioni che sono alla base della sentenza sulla tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016 arrivata a giugno scorso. Il processo di primo grado a carico di 17 imputati si è concluso con due condanne (del capostazione di Andria, Vito Piccarreta, a 6 anni e 6 mesi, e del capotreno del convoglio Andria-Corato, Nicola Lorizzo, a 7 anni di reclusione) e 14 assoluzioni oltre quella di Ferrotramviaria imputata per l’illecito amministrativo. Una lunga disamina per un processo durato circa 4 anni e che ha coinvolto 100 teste. Uno dei fattori che per i giudici sembra esser stato dirimente nella sentenza sono «le imprecisioni e le contraddizioni nelle quali sono incorsi alcuni consulenti – dicono i giudici – e che in sede di controesame ne hanno inficiato l’attendibilità delle conclusioni». Nel corso della disamina delle motivazioni vengono ripercorsi tutti i fatti fondanti degli atti processuali e delle tesi accusatorie dei Pubblici Ministeri della Procura di Trani.
Tra gli elementi che i giudici mettono in evidenza c’è la mancanza del nesso tra l’incidente ferroviario e la creazione del treno bis in quella mattinata del 12 luglio 2016, c’è l’effetto di un evento non prevedibile e statisticamente infinitesimale, c’è anche il ruolo decisivo dei tre attori sul campo e cioè il Dirigente di Movimento della Stazione di Andria Vito Piccarreta, il capotreno Nicola Lorizzo ed il macchinista Caterino deceduto nell’impatto dei due treni. C’è anche il ruolo vetusto ma ancora valido del blocco telefonico e le procedure che anche a livello nazionale sono cambiate successivamente a quell’incidente, ci sono i cosiddetti “pericolati” 19 nel complesso analizzati durante il processo e che, secondo i giudici, nessuno può essere equiparato a quanto accaduto il 12 luglio 2016. C’è anche il ruolo della formazione, degli incroci e dei numeri sino alle colpe ed alla considerazione che in quella mattinata ci fu «una serie casuale di eventi che ha portato al disastro».
Le due condanne in primo grado sono arrivate perché sostanzialmente di errori umani si trattò secondo i giudici tranesi con una pena base più alta per il capotreno Nicola Lorizzo poiché non avrebbe mostrato «alcun atteggiamento resipiscente avendo continuato a negare la propria responsabilità», rispetto al capostazione di Andria che avrebbe mostrato «sin dall’inizio del processo, un atteggiamento di profonda sofferenza e dolore per quanto accaduto».
Ora ci sarà tempo per la procura di valutare ricorso in corte d’appello così come per le parti civili in campo. Per i 14 imputati fisici e la società Ferrotramviaria, il fatto non sussiste mentre non c’è tra i responsabili civili la Regione Puglia.