Hanno respinto le accuse e le omissioni contestate a Ferrotramviaria i difensori della società di trasporti, Michele Laforgia e Tullio Bertolino, nell’udienza che si è svolta ieri nell’aula bunker del carcere di Trani nell’ambito del processo sul disastro ferroviario che il 12 luglio 2016 ha provocato la morte di 23 persone e il ferimento di altre 51 a causa dello scontro tra due treni sulla tratta a binario unico Andria-Corato. Circa quattro ore per ripercorrere le diverse tappe del processo, con verbali, interrogatori e periti in particolare quelli nominati dalla procura.
Secondo i due avvocati i vertici non hanno commesso i reati di omicidio e lesioni colpose e da parte di Ferrotramviaria non c’è stata violazione delle norme sulla tutela e sicurezza nel lavoro. «La società era dotata di un modello organizzativo e gestionale valido ed efficace – hanno sostenuto i legali – aveva ottenuto, prima dell’incidente, anche una certificazione europea che garantiva l’efficienza di tutta l’organizzazione aziendale». Nell’arringa, Laforgia e Bertolino hanno spiegato che «ricorrevano tutti i requisiti per ritenere che la società non possa essere punita per il reato commesso da altri».
I due legali hanno ribadito come in quella mattina del 12 luglio 2016 ci sarebbero stati esclusivamente degli errori nell’attuazione delle procedure ed in particolare di almeno tre dipendenti della società in servizio in quei momenti. Per la società Ferrotramviaria il pm Marcello Catalano ha chiesto una sanzione amministrativa da 1,1 milioni di euro oltre alla revoca delle autorizzazioni, licenze e concessioni per l’esercizio dell’attività per un anno e la confisca di 664.000 euro, somma che – sempre secondo l’accusa – la società avrebbe dovuto investire per mettere in sicurezza la tratta con la realizzazione e l’uso del blocco conta assi.
Alla sbarra ci sono 16 imputati persone fisiche. La prossima udienza è stata fissata il prossimo 15 giugno quando sono previste le repliche dell’accusa e le eventuali controrepliche delle difese. Poi il collegio giudicante si riunirà in camera di consiglio per una sentenza per cui potrebbero volerci ancora alcune settimane.